mercoledì 18 marzo 2009

a casa mia non si taglia sul futuro dei figli


Sono un genitore di 4 bambini che frequentano la II e la III classe della scuola primaria Mantegna di Spinea in provincia di Venezia.

Sono molto preoccupata/o per ciò che sta colpendo la scuola!
Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti della scuola. Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi sento preso/a in giro, quale cittadino/a da provvedimenti che, senza esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come solo obiettivo il risparmio delle finanze. Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico, che ho avuto modo di sentire in recenti interventi pubblici. Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere i miei figli. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non il "maestro" unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni. Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore qualità". La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle complessità di oggi! Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro? Come genitore mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle cose superflue, poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli. Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro dei nostri figli. Rimango in attesa di una risposta FIRMA La Pignola Salvatore

LA SCUOLA E' PRIMARIA

Sono un genitore di due bambini che frequentano la I e IV classe della scuola primaria GOLDONI e NIEVO di SPINEA in provincia di VENEZIA

Sono molto preoccupata/o per ciò che sta colpendo la scuola!

Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti della scuola.

Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi sento preso/a in giro, quale cittadino/a da provvedimenti che, senza esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come solo obiettivo il risparmio delle finanze.

Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico, che ho avuto modo di sentire in recenti interventi pubblici.

Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere mia/o figlia/o. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non il "maestro" unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni.

Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro?

Come genitore mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle cose superflue, poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli.

Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro dei nostri figli.

Rimango in attesa di una risposta


Patrizia Tiffi


quale scuola ci aspetta?

Sono un genitore di un bambino che frequenta la 3 classe della scuola primaria Pascoli di Saccolongo in provincia di Padova Sono molto preoccupata/o per ciò che sta colpendo la scuola! Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti della scuola. Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi sento presa in giro, quale cittadina da provvedimenti che, senza esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come solo obiettivo il risparmio delle finanze. Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico, che ho avuto modo di sentire in recenti interventi pubblici. Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere mia/o figlia/o. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non il "maestro" unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni. Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore qualità". La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle complessità di oggi! Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro? Come genitore mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle cose superflue, poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli. Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro dei nostri figli. Rimango in attesa di una risposta FIRMA Debora Faggian

Salviamo la scuola pubblica e di qualità.

Sono un insegnante in pensione in provincia di Venezia, molto, molto preoccupato per il futuro della scuola pubblica del nostro paese!

Sono molto allarmato per ciò che sta colpendo la scuola!
Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando senza alcun confronto né con i cittadini, né con i genitori e gli insegnanti che vivono nella scuola.
Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi sento preso in giro, quale cittadino ed ex insegnante da provvedimenti che, senza esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come solo obiettivo il risparmio delle finanze.
Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico del Veneto.
Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere una scuola al passo con i tempi, capace di far crescere le nuove generazioni e di prepararle al mondo terribilmente complicato che si troveranno davanti. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non il "maestro" unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni.
Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore qualità".
La scuola che già non andava bene 30 anni fa tanto meno regge alle sfide e alle complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro?
Come cittadino (e contribuente) mi indigno, perché credo che la scuola primaria sia il primo mattone del futuro del paese. Se vogliamo un futuro migliore per tutti dobbiamo investire sulla scuola, come molti altri paesi stanno facendo, e non indebolirla.
Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro del nostro paese
Rimango in attesa di una risposta
Stefano Simioni