lunedì 16 marzo 2009

Al Ministro dell'Istruzione ”Provi lei a spiegarmi”

Mi chiamo Laura Mollar,

sono un' insegnante di scuola primaria di Cumiana, in provincia di Torino, insegno da oltre trent'anni, nella mia scuola il modello orario è di 30 ore, 35 ore. Le are del mio insegnamento riguardano la lingua inglese e l'area antropologica.

In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, ho letto, ho frequentato corsi di formazione, mi sono appassionata a queste discipline che ora sento di padroneggiare e di riuscire ad insegnare con professionalità didattica e metodologica.

Perché tutta questa mia ricchezza dal prossimo anno scolastico non verrà più salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi, dovrò diventare un'insegnante che da solo, o supportato con forme residuali, si farà carico dell'insegnamento di 12 discipline (tante, le conti, sono quelle indicate negli ultimi riferimenti programmatici) che richiedono, visti anche gli attuali riferimenti curricolari, professionalità e competenze differenziate?


Perché dovrei rinunciare alla condivisione con altri colleghi e alla collegialità, alla co-responsabilità formativa, didattica e valutativa degli apprendimenti degli alunni?

È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò ancora personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in base alle singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo formativo di ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i meriti?

Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle famiglie.

Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta e piegarmi a una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell'insegnamento e dell'apprendimento.

La prego, provi Lei a spiegarmi e convicermi che queste scelte sono un investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.

Inoltre mi spieghi perchè, io insegnante di terza Elementare, devo obbligare le mie colleghe, ad utilizzare un libro di testo che io ho scelto e che rispecchia il mio metodo di lavoro e non il loro, per i prossimi cinque anni? Dove è finita la libertà di insegnamento di un docente? Dov'è il risparmio, secondo Lei? Le scelte dei testi, nella Scuola Elementare, non danneggiano nè i genitori, nè lo Stato.

Rimango in attesa di una risposta.Grazie.

Laura Mollar