venerdì 20 marzo 2009

La scuola è primaria

Sono ungenitore di un bambino che frequenta la IV classe della scuola primariaF. Grimani di Marghera, in provincia di Venezia.

Sono molto
preoccupata per ciò che sta colpendo la scuola!

Mentre il dibattito
pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali
e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando, senza
alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti della
scuola.

Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si
preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai
di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-
scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi
sento preso/a in giro, quale cittadino/a da provvedimenti che, senza
esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come
solo obiettivo il risparmio delle finanze.

Per quanto si voglia ancora
sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di
impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica
del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti Scolastici
e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico, che ho avuto modo di
sentire in recenti interventi pubblici.

Sento un dovere rimanere in
prima linea nel difendere la scuola primaria che conosco e che
funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere mia/o figlia/o.
La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta
alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi
distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e
di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non il
"maestro" unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di
una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita
sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle
scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del
territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni.

Per
questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore
qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e
alle complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di
questi provvedimenti nel futuro?

Come genitore mi indigno, perché, a
casa mia, risparmiamo prima sulle cose superflue, poi sulle cose
necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli.

Sono quindi sicuro che
anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola pubblica, oppure
provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un
investimento per il futuro dei nostri figli.

Rimango in attesa di una
risposta


Manuela Femio