Ministro Gelmini,
sono una insegnante precaria di scuola primaria in provincia di Vicenza e insegno da 10 anni.
E' troppo facile pretendere di fare il ministro e poi dichiarare :"Per me i precari non esistono". E deontologicamente scorretto, è come se un medico decidesse di curare solo i pazienti con il raffreddore e abbandonasse tutti gli altri con malattie più gravi...sono capace anch'io di fare il ministro così, cosa ci vuole? Si evitano di affrontare i grossi problemi (perchè non si è in grado di gestirli). Sono la prima ad essere convinta che è il momento di fare dei sacrifici, ma i sacrifici li devono allora fare tutti, anche voi, come classe politica, che invece vi siete accaniti contro i precari, categoria facile da colpire. Perchè invece per risparmiare sulla scuola non iniziate ad eliminare cento mila delle vostre bellissime auto blu che paghiamo noi...non mi dica che sono più importanti che non tutti gli insegnanti come me che hanno dedicato anni della loro vita all'insegnamento facendone motivo di orgoglio e soddisfazione. Ma i vostri interessi li toccate mai o! volete sacrificare solo noi?
I compiti richiesti alla scuola sono così ampi che necessitano di un investimento nelle risorse umane e non di una loro riduzione. E' necessario limitare l'accesso ai corsi di laurea per l'insegnamento e sfruttare al meglio la risorsa preziosa dei precari investendo su di loro.
Lei non si rende nemmeno conto delle grosse difficoltà e complessità che emergono in una classe di oggi e delle elevate competenze che vengono richieste agli insegnanti. Vada in una scuola elementare, si avvicini alle problematiche di ogni giorno e capirà che pretendere di mettere un solo insegnante in una classe di 30 alunni significa mandare la propria gente allo sbando, significa non dare a bambini piccoli la possibilità di potercela fare e di costruire così l'unicità della loro persona, significa non conoscere la realtà nella quale si ha la pretesa di intervenire. Lei ha tanto potere e quindi tante responsabilità: non si faccia manovrare da ragioni puramente economiche, pensi con la sua testa, venga a conoscere sul campo che cos'è la scuola italiana.
In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, mi sono laureata, ho letto, ho frequentato corsi di formazione e mi sono appassionata a questo splendido e difficilissimo lavoro. Ho visto concretizzare miglioramenti insperati in bambini che tutti davano per persi, ho lavorato assiduamente con il team di colleghe ed il risultato qualitativo è sempre stato ottimo.
Perché tutta questa mia esperienza dal prossimo anno scolastico non verrà più salvaguardata?
Ma pensa veramente che la scuola sia l'ambito dove premia tagliare? Ci sono tanti altri sprechi da eliminare prima di ridurre così all'osso la scuola primaria togliendole inevitabilmente la sua qualità. Non è un caso che tutti i Paesi del Nord Europa stanno investendo nella scuola.
È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò ancora personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in base alle singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo formativo di ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i meriti?
Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta e piegarmi a una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell'insegnamento e dell'apprendimento.
La prego, provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.
Rimango in attesa di una risposta
Elena Costa.
sono una insegnante precaria di scuola primaria in provincia di Vicenza e insegno da 10 anni.
E' troppo facile pretendere di fare il ministro e poi dichiarare :"Per me i precari non esistono". E deontologicamente scorretto, è come se un medico decidesse di curare solo i pazienti con il raffreddore e abbandonasse tutti gli altri con malattie più gravi...sono capace anch'io di fare il ministro così, cosa ci vuole? Si evitano di affrontare i grossi problemi (perchè non si è in grado di gestirli). Sono la prima ad essere convinta che è il momento di fare dei sacrifici, ma i sacrifici li devono allora fare tutti, anche voi, come classe politica, che invece vi siete accaniti contro i precari, categoria facile da colpire. Perchè invece per risparmiare sulla scuola non iniziate ad eliminare cento mila delle vostre bellissime auto blu che paghiamo noi...non mi dica che sono più importanti che non tutti gli insegnanti come me che hanno dedicato anni della loro vita all'insegnamento facendone motivo di orgoglio e soddisfazione. Ma i vostri interessi li toccate mai o! volete sacrificare solo noi?
I compiti richiesti alla scuola sono così ampi che necessitano di un investimento nelle risorse umane e non di una loro riduzione. E' necessario limitare l'accesso ai corsi di laurea per l'insegnamento e sfruttare al meglio la risorsa preziosa dei precari investendo su di loro.
Lei non si rende nemmeno conto delle grosse difficoltà e complessità che emergono in una classe di oggi e delle elevate competenze che vengono richieste agli insegnanti. Vada in una scuola elementare, si avvicini alle problematiche di ogni giorno e capirà che pretendere di mettere un solo insegnante in una classe di 30 alunni significa mandare la propria gente allo sbando, significa non dare a bambini piccoli la possibilità di potercela fare e di costruire così l'unicità della loro persona, significa non conoscere la realtà nella quale si ha la pretesa di intervenire. Lei ha tanto potere e quindi tante responsabilità: non si faccia manovrare da ragioni puramente economiche, pensi con la sua testa, venga a conoscere sul campo che cos'è la scuola italiana.
In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, mi sono laureata, ho letto, ho frequentato corsi di formazione e mi sono appassionata a questo splendido e difficilissimo lavoro. Ho visto concretizzare miglioramenti insperati in bambini che tutti davano per persi, ho lavorato assiduamente con il team di colleghe ed il risultato qualitativo è sempre stato ottimo.
Perché tutta questa mia esperienza dal prossimo anno scolastico non verrà più salvaguardata?
Ma pensa veramente che la scuola sia l'ambito dove premia tagliare? Ci sono tanti altri sprechi da eliminare prima di ridurre così all'osso la scuola primaria togliendole inevitabilmente la sua qualità. Non è un caso che tutti i Paesi del Nord Europa stanno investendo nella scuola.
È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò ancora personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in base alle singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo formativo di ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i meriti?
Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta e piegarmi a una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell'insegnamento e dell'apprendimento.
La prego, provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.
Rimango in attesa di una risposta
Elena Costa.