Sono una insegnante di scuola primaria di Padova, in provincia di Padova,
insegno da 26 anni, nella mia scuola il modello orario è a 35 ore, l'area
prioritaria del mio insegnamento è l'area matematica.
In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, ho letto, ho
frequentato corsi di formazione, mi sono appassionata a queste discipline
che ora sento di padroneggiare e di riuscire ad insegnare con
professionalità didattica e metodologica.
Perché tutta questa mia ricchezza dal prossimo anno scolastico non verrà più
salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi, dovrò diventare un'insegnante
che da solo, o supportato con forme residuali, si farà carico dell'
insegnamento di 12 discipline (tante, le conti, sono quelle indicate negli
ultimi riferimenti programmatici) che richiedono, visti anche gli attuali
riferimenti curricolari, professionalità e competenze differenziate?
Perché dovrei rinunciare alla condivisione con altri colleghi e alla
collegialità, alla co-responsabilità formativa, didattica e valutativa degli
apprendimenti degli alunni?
È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi
carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze
differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni
di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò ancora
personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in base alle
singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo formativo di
ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i meriti?
Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a
giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a
sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece
un modello di scuola che ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS
2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta e piegarmi a una
serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come
didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell'insegnamento
e dell'apprendimento.
La prego, provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un
investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento
culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.
Rimango in attesa di una risposta
DANIELA PERUZZO
insegno da 26 anni, nella mia scuola il modello orario è a 35 ore, l'area
prioritaria del mio insegnamento è l'area matematica.
In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, ho letto, ho
frequentato corsi di formazione, mi sono appassionata a queste discipline
che ora sento di padroneggiare e di riuscire ad insegnare con
professionalità didattica e metodologica.
Perché tutta questa mia ricchezza dal prossimo anno scolastico non verrà più
salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi, dovrò diventare un'insegnante
che da solo, o supportato con forme residuali, si farà carico dell'
insegnamento di 12 discipline (tante, le conti, sono quelle indicate negli
ultimi riferimenti programmatici) che richiedono, visti anche gli attuali
riferimenti curricolari, professionalità e competenze differenziate?
Perché dovrei rinunciare alla condivisione con altri colleghi e alla
collegialità, alla co-responsabilità formativa, didattica e valutativa degli
apprendimenti degli alunni?
È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi
carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze
differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni
di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò ancora
personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in base alle
singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo formativo di
ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i meriti?
Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a
giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a
sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece
un modello di scuola che ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS
2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta e piegarmi a una
serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come
didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell'insegnamento
e dell'apprendimento.
La prego, provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un
investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento
culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.
Rimango in attesa di una risposta
DANIELA PERUZZO