sabato 14 marzo 2009

provi lei a spiegarmi


Sono un
insegnante di scuola primaria di Senigallia, in provincia di Ancona,
insegno da 17 anni, nella mia scuola il modello orario è di 30 ore, l'
area prioritaria del mio insegnamento è l'area matematico -
scientifica.


In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornato,
ho letto, ho frequentato corsi di formazione, mi sono appassionato a
queste discipline che ora sento di padroneggiare e di riuscire ad
insegnare con professionalità didattica e metodologica.

Perché tutta
questa mia ricchezza dal prossimo anno scolastico non verrà più
salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi, dovrò diventare un'
insegnante che da solo, o supportato con forme residuali, si farà
carico dell'insegnamento di 12 discipline (tante, le conti, sono quelle
indicate negli ultimi riferimenti programmatici) che richiedono, visti
anche gli attuali riferimenti curricolari, professionalità e competenze
differenziate?
Perché dovrei rinunciare alla condivisione con altri
colleghi e alla collegialità, alla co-responsabilità formativa,
didattica e valutativa degli apprendimenti degli alunni?

È veramente
difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi carico
della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze
differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò
dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni di apprendimento
e relazionali specifici ed individuali? Come potrò ancora
personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in base
alle singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo
formativo di ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i
meriti?

Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o
didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino
ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le
avalla, colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle
prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione
delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitto
e piegarmi a una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a
motivarmi come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla
parte dell'insegnamento e dell'apprendimento.

La prego, provi Lei a
spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il
futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e
pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.

Rimango in
attesa di una risposta
Fulvio Senigalliesi