mercoledì 4 marzo 2009

Provi Lei a spiegarmi

Egregio Ministro, volevo portarLa a conoscenza che sono molto preoccupata per
ciò che sta colpendo la scuola!


Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su
questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno
passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti
della scuola.

Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa di
METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di TOGLIERE: i
provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti,
laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi sento preso/a in giro, quale
cittadino/a da provvedimenti che, senza esplicite e valide giustificazioni
pedagogiche o didattiche, hanno come solo obiettivo il risparmio delle
finanze.

Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che
c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola
pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti
Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico, che ho avuto modo
di sentire in recenti interventi pubblici.

Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che
conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere tutti i
bimbi. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle
esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del
rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini;
dove il rapporto con "più insegnanti", e non il "maestro" unico", non è certo
un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una
pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le
compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli
specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli
alunni.

Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore
qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle complessità
di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel
futuro?

Come genitore mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle cose
superflue, poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli.

Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola
pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un
investimento per il futuro dei nostri figli.

Rimango in attesa di una risposta

Anna Menon- Padova -