Sono un genitore di una bambina che frequenta la 3a classe della
scuola primaria "Elena Cornaro" di Padova.
Sono molto preoccupata per ciò che sta colpendo la scuola!
Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra
concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i
cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi
genitori, né con le altre componenti della scuola.
Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa
di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di
TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-
scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi
sento presa in giro, quale cittadina da provvedimenti che, senza
esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come
solo obiettivo il risparmio delle finanze.
Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più
evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia
qualitativo della scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato
dagli stessi Dirigenti Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio
Scolastico, che ho avuto modo di sentire in recenti interventi
pubblici.
Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola
primaria che conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di
far crescere mia figlia. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non
sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche
la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di
tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più
insegnanti", e non il "maestro" unico", non è certo un problema ma una
ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di
relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze
danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli
specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di
tutti gli alunni.
Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore
qualità".
La scuola che andava bene trent'anni fa non regge alle sfide e alle
complessità di oggi! E veramente, non andava bene nemmeno trent'anni
fa: ricordo una scuola piatta e discriminatoria, basata, non solo sul
maestro unico, ma sul PENSIERO unico! Non voglio una scuola così per
mia figlia!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel
futuro?
Come genitore mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle
cose superflue, poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri
figli.
Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della
scuola pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste
scelte sono un investimento per il futuro dei nostri figli.
Rimango in attesa di una risposta
Giovanna Ferro
scuola primaria "Elena Cornaro" di Padova.
Sono molto preoccupata per ciò che sta colpendo la scuola!
Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra
concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i
cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi
genitori, né con le altre componenti della scuola.
Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa
di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di
TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-
scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi
sento presa in giro, quale cittadina da provvedimenti che, senza
esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come
solo obiettivo il risparmio delle finanze.
Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più
evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia
qualitativo della scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato
dagli stessi Dirigenti Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio
Scolastico, che ho avuto modo di sentire in recenti interventi
pubblici.
Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola
primaria che conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di
far crescere mia figlia. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non
sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche
la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di
tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più
insegnanti", e non il "maestro" unico", non è certo un problema ma una
ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di
relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze
danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli
specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di
tutti gli alunni.
Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore
qualità".
La scuola che andava bene trent'anni fa non regge alle sfide e alle
complessità di oggi! E veramente, non andava bene nemmeno trent'anni
fa: ricordo una scuola piatta e discriminatoria, basata, non solo sul
maestro unico, ma sul PENSIERO unico! Non voglio una scuola così per
mia figlia!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel
futuro?
Come genitore mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle
cose superflue, poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri
figli.
Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della
scuola pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste
scelte sono un investimento per il futuro dei nostri figli.
Rimango in attesa di una risposta
Giovanna Ferro