venerdì 27 febbraio 2009

Sono un docente dell'Università di Modena

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Ministro Mariastella Gelmini
Viale Trastevere, 76/A - 00153 ROMA
Direttore Generale: Dott. MARIO GIACOMO DUTTO

Al Direttore Generale
USR - Ufficio Scolastico Regionale (MIUR)

All'Assessore Regionale alle Politiche dell'Istruzione e della Formazione

P.C. al Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica
"Provi lei a spiegarmi"

Sono un docente dell'Università di Modena

Sono molto preoccupato/a per ciò che sta colpendo la scuola e l'Università!

Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su
questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno
passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre
componenti della scuola.

Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa di
METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di TOGLIERE: i
provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti,
laboratori, opportunità, scuole. Su molti punti mi sento preso/a in giro,
quale cittadino/a da provvedimenti che, senza esplicite e valide
giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come solo obiettivo il
risparmio delle finanze.

Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente
che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della
scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi
Dirigenti Scolastici , che ho avuto modo di sentire in recenti interventi
pubblici.

Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria
che conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere i
nostri figli. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una
risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei
tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine
e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non il
"maestro" unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di
una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita
sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle
scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio
e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni.

Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore
qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle
complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro?

Come docente mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle cose
superflue, poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli.

Sono quindi sicuro che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola
pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte
sono un investimento per il futuro dei nostri figli.

Rimango in attesa di una risposta
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Rita Bardoni