giovedì 5 marzo 2009

Provi lei a spiegarmi

Sono una
insegnante di scuola primaria di Verona.
Insegno da 26 anni, nella mia
scuola il modello orario è per metà sezioni a tempo pieni e per metà a
30 ore settimanali; da due anni, essendo aumentato il numero delle
classi e volendo rispondere alle esigenze dei genitori, vi sono sezioni
con alunni frequentanti le 40 e le 30 ore; lascio immaginare le
difficoltà organizzative! L'area prioritaria del mio insegnamento è
sempre stata l'area linguistico-espressiva.

In tutti questi anni di
servizio mi sono auto-aggiornata, ho letto, ho frequentato corsi di
formazione, mi sono appassionata a queste discipline che ora sento di
padroneggiare e di riuscire ad insegnare con professionalità didattica
e metodologica.

Perché tutta questa mia ricchezza dal prossimo anno
scolastico non verrà più salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi,
dovrò diventare un'insegnante che da solo, o supportato con forme
residuali, si farà carico dell'insegnamento di 12 discipline (tante, le
conti, sono quelle indicate negli ultimi riferimenti programmatici) che
richiedono, visti anche gli attuali riferimenti curricolari,
professionalità e competenze differenziate?
Perché dovrei rinunciare
alla condivisione con altri colleghi e alla collegialità, alla co-
responsabilità formativa, didattica e valutativa degli apprendimenti
degli alunni?

È veramente difficile pensare che un unico insegnante,
solo, possa farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe,
con esigenze differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In
quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni
di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò
ancora personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in
base alle singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo
formativo di ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i
meriti?

Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o
didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino
ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le
avalla, colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle
prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione
delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta
e piegarmi a una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a
motivarmi come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla
parte dell'insegnamento e dell'apprendimento.

La prego, provi Lei a
spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il
futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e
pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.

Mi spieghi
inoltre come può progredire e mantenersi all'avanguardia nell'era della
globalizzazione una società che non investe nell'istruzione e nella
ricerca?

Rimango in attesa di una risposta
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Morena Sassi