sabato 7 marzo 2009

Provi Lei a spiegarmi

Sono una insegnante di scuola primaria di Oriago, in provincia di
VE, insegno da 28 anni, nella mia scuola il modello orario è a tempo pieno, l'
area prioritaria del mio insegnamento è l'area linguistico-antropologica.


In
tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, ho letto, ho frequentato
corsi di formazione, mi sono appassionata a queste discipline che ora sento di
padroneggiare e di riuscire ad insegnare con professionalità didattica e
metodologica.

Perché tutta questa mia ricchezza dal prossimo anno scolastico
non verrà più salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi, dovrò diventare un'
insegnante che da solo, o supportato con forme residuali, si farà carico dell'
insegnamento di 12 discipline (tante, le conti, sono quelle indicate negli
ultimi riferimenti programmatici) che richiedono, visti anche gli attuali
riferimenti curricolari, professionalità e competenze differenziate?
Perché
dovrei rinunciare alla condivisione con altri colleghi e alla collegialità,
alla co-responsabilità formativa, didattica e valutativa degli apprendimenti
degli alunni?

È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo,
possa farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze
differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò dedicare
del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni di apprendimento e relazionali
specifici ed individuali? Come potrò ancora personalizzare l'intervento
didattico e la proposta formativa in base alle singole necessità? Come riuscirò
a salvaguardare il successo formativo di ogni alunno valorizzando i talenti, le
specificità, i meriti?

Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo,
pedagogico o didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi
fino ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla,
colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle prove
internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle
famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta e piegarmi a
una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come
didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell'insegnamento e
dell'apprendimento.

La prego, provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste
scelte sono un investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno
svuotamento culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope
risparmio.

Rimango in attesa di una risposta
FIRMA Edi Campagnolo