mercoledì 25 febbraio 2009

Quale scuola per il futuro del paese?

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Ministro Mariastella Gelmini
Viale Trastevere, 76/A - 00153 ROMA
Direttore Generale: Dott. MARIO GIACOMO DUTTO

USRV - Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto (MIUR)
Riva de Biasio S.Croce 1299 - 30135 Venezia
Direttore Generale: dr.ssa Carmela Palumbo

Assessore alle Politiche dell'Istruzione e della Formazione
Elena Donazzan
Palazzo Balbi - Dorsoduro 3901 - 30123 Venezia

P.C. al Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica
di Padova e Provincia

Sono un/una insegnante di scuola primaria di Vigodarzere (PD). Insegno da 27 anni e da 9 sono supervisore a tempo parziale presso il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria dell'Università di Padova.
 

Sono preoccupata per il futuro e per la qualità della scuola pubblica e il mio dissenso nasce dal vivere ogni giorno un forte senso di appartenenza alla scuola  e nel contempo di impegno e responsabilità nella formazione dei futuri professionisti dell'insegnamento.

Ritengo che le scelte in atto, di fronte ad una crescente complessità formativa e culturale e alla necessità di qualificare sempre più gli insegnamenti per raggiungere il successo formativo di ogni alunno, segnino una grave battuta di arresto di un processo che ci vede impegnati nel cammino verso quella scuola delle competenze che ci viene richiesta dall'Europa.

 

L'attività di insegnamento, per far fronte alle molteplici sfide di una società complessa, non può essere semplice e genericamente orientata all'addestrare al contare, leggere, scrivere e far di conto, ma deve essere approfondita e competente, partire dai quadri concettuali delle discipline, dai supporti cognitivi e meta cognitivi che garantiscono la padronanza delle conoscenze fondamentali, disciplinari e trasversali, reticolari, indispensabili per la vita.

 

 La professionalità docente deve svolgersi all'interno di una "comunità professionale" che insieme esprime scelte e si assume la corresponsabilità  dei risultati. Una pluralità preziosa dove le specifiche padronanze disciplinari non possono che contribuire all'unitarietà del sapere, dove si programma, ci si scambia, ci si confronta nelle competenze e nelle specificità, ci si arricchisce vicendevolmente nei saperi e nelle prassi metodologiche. Una corresponsabilità educativa dove ognuno investe la propria competenza  nella  qualità  della  proposta  formativa,  nella  qualità  delle  relazioni  col  gruppo  classe  e  con  ognuno/a  degli  studenti,  nella  qualità  del  confronto  con  i  genitori. 

 

I tempi scuola distesi per le attività di insegnamento e di apprendimento sono il presupposto essenziale per una reale accoglienza ed inclusione di tutti i bambini e le bambine, le ore di compresenza rendono possibile una didattica di potenziamento, recupero individualizzato e di piccolo gruppo, momenti di osservazione ed efficace gestione dell'apprendimento di ciascuno, di co-conduzione proficua che promuove, in un'ottica cooperativa, competenze cognitive, emotive e relazionali.

 

La valutazione è inoltre un elemento sensibile del processo formativo, implica  un  processo riflessivo  e metacognitivo  della  scuola,  del  gruppo  e del  singolo, insegnante ed alunno. Per questo non può riferirsi unicamente alle  singole prestazioni ma deve essere capace di guardare ai percorsi, orientare il processo di apprendimento e ricalibrare l'azione didattica. Pensare che il dibattito sulla valutazione, così complesso ed articolato, si riduca all'individuazione di un numero da mettere in "pagella"costituisce una facile semplificazione fuorviante.

 

Le urgenze economiche che impongono una rivisitazione del sistema scuola non possono comunque prescindere da motivazioni e fondamenti pedagogici, dalla tradizione e dalla realtà scolastica del nostro paese. Come il Ministro stesso, all'atto del suo insediamento aveva inizialmente dichiarato: "La scuola non è assimilabile ad un qualunque capitolo di bilancio".

 

Per il rinnovamento del sistema scolastico è necessario un progetto forte e condiviso, occorre investire e puntare su una scuola "capace di futuro".

 

Professionalmente sento quindi di non poter rimanere zitta e piegarmi di fronte ad una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell'insegnamento e dell'apprendimento.

 

La prego, provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.

 

Rimango in attesa di una risposta
Michela Bertazzo