mercoledì 25 febbraio 2009

scuola primaria

Sono una zia di un bambino che frequenta la prima classe della scuola
primaria.

Sono molto preoccupata per ciò che sta colpendo la scuola!

Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi
su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che
stanno passando, senza alcun confronto né con i genitori, né con le
altre componenti della scuola.

Già da tempo ho capito che la "riforma"
in realtà, non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'
altro) ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi
tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Su
molti punti mi sento presa in giro, quale cittadina da provvedimenti
che, senza esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche,
hanno come solo obiettivo il risparmio delle finanze.

Per quanto si
voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un
disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola
pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti
Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico del Veneto,
che ho avuto modo di sentire in recenti interventi pubblici.

Sento un
dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che
conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere i
figli. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una
risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei
tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le
bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e
non il "maestro" unico", non è certo un problema ma una ricchezza,
garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e
di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la
possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici
bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli
alunni.

Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale
maggiore qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle
sfide e alle complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e
culturali di questi provvedimenti nel futuro?

Come cittadina mi
indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle cose superflue,
poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli.

Sono
quindi sicura che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola
pubblica, oppure provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte
sono un investimento per il futuro dei nostri figli.

Rimango in attesa
di una risposta
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Monica
Dario