giovedì 26 febbraio 2009

tristezza

Mistero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Ministro Mariastella
Gelmini
Viale Trastevere, 76/A - 00153 ROMA
Direttore Generale: Dott. MARIO
GIACOMO DUTTO

USRV - Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto (MIUR)
Riva de
Biasio S.Croce 1299 - 30135 Venezia
Direttore Generale: dr.ssa Carmela Palumbo


Assessore alle Politiche dell'Istruzione e della Formazione
Elena Donazzan

Palazzo Balbi - Dorsoduro 3901 - 30123 Venezia

P.C. al Comitato genitori e
insegnanti per la scuola pubblica
di Padova e Provincia

Sono un/una insegnante
di scuola primaria di Vicenza, ho 56 anni e insegno da 35, nella mia scuola il
modello orario è a tempo pieno, l'area prioritaria del mio insegnamento ora è l'
area linguistica, ma ho vissuto tutte le esperienze di modelli scolastici
(insegnante unico, insegnante a tempo pieno, incaricata di atelier in varie
situazioni, insegnamento in scuole particolari, supporto a sostegno durante le
3 maternità), e ho avuto ben tre figli nella mia stessa scuola, tutti hanno
concluso l'iter scolastico con risultati eccellenti.

Sono riuscita a coronare
un'esperienza bellissima, tradotta troppo facilmente in esempio unico di spreco
italiano: la mia scuola primaria, la "Vittorino da Feltre" di Vicenza ha
guadagnato la CERTIFICAZIONE DI QUALITA' nel 1999-2000 e io ne sono stata la
responsabile fino a quando una pseudo-dirigente, nel 2004, ha ritenuto di
buttare tutto nel cestino (la Dr.ssa Aprea e la Dott.ssa Palumbo conoscono,
forse parzialmente, la situazione).

In tutti questi anni di servizio mi sono
auto-aggiornata, ho letto, ho frequentato corsi di formazione, tra cui i corsi
con Clara Bozzolo dal 1984, mi sono appassionata a tutte le discipline che ora
sento di padroneggiare e di riuscire ad insegnare con professionalità didattica
e metodologica, ma nella convinzione che mai riuscirei ad insegnarle bene tutte
insieme e con un tempo ridotto.

Condivido l'esigenza di eliminare gli
sprechi, la necessità di razionalizzare le risorse e renderle funzionali al
miglioramento di una società che sta declinando, ma ritengo che siano state
messe in secondo o terzo ordine le vere esigenze della scuola, soprattutto
della primaria. Prima di andare in pensione dovrò forse diventare un'insegnante
che da sola, o supportata con forme residuali, si farà carico dell'insegnamento
di una decina di discipline (tante, le conti, sono quelle indicate negli ultimi
riferimenti programmatici) che richiedono, visti anche gli attuali riferimenti
curricolari, professionalità e competenze differenziate?
Perché dovrei
rinunciare alla condivisione con altri colleghi e alla collegialità, alla co-
responsabilità formativa, didattica e valutativa degli apprendimenti degli
alunni?

È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa
farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze
differenziate e diverse modalità di apprendimento.
Il mio lavoro quotidiano di
docente si basa sull'apprendimento cooperativo in cui ho sempre creduto, cerco
sempre di differenziare le attività per sviluppare al meglio le capacità dei
singoli, ma in quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con
bisogni di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò
ancora personalizzare l'intervento didattico e la proposta formativa in base
alle singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo formativo di
ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i meriti?

Mi creda, non
trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a giustificazione di
questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a sostegno sono deboli,
nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece un modello di scuola che
ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla
soddisfazione delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere
zitta e voglio esprimere il mio disagio rispetto a una serie di cambiamenti che
non riconosco come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte
dell'insegnamento né dell'apprendimento.

La prego, provi Lei a spiegarmi e
convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro e per una
scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e pedagogico finalizzato
unicamente ad un miope risparmio. Come insegnante mi resta ben poco tempo di
sofferenza, ma come genitore di ragazzi che ormai sono pronti a formare le loro
famiglie, sono preoccupata per il futuro dei loro figli.

Rimango in attesa di
una risposta
Imelda Maria Scanagatta
(imeldamaria.scanagatta@istruzione.it)