domenica 1 marzo 2009

in difesa della scuola pubblica e del futuro dei bambini

Sono la madre di un bambino che ho iscritto alla I classe della scuola primaria Ardigò di Padova, e di un altro che si dovrà iscrivere il prossimo anno.

Sono molto preoccupata per il futuro dei miei figli.

Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti della scuola.

Già da tempo ho capito che la "riforma" in realtà, non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro) ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Sono totalmente in disaccordo rispetto a provvedimenti che, senza esplicite e valide giustificazioni pedagogiche o didattiche, hanno come solo obiettivo il risparmio delle finanze.

Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica del nostro paese, peraltro confermato dagli stessi Dirigenti Scolastici e dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico del Veneto, che ho avuto modo di sentire in recenti interventi pubblici.

Sento un dovere rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che conosco e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere i miei figli. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non il "maestro unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni.

Per questo continuo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro?

Si è ottenuto tuttavia di riempire tutte le scuole private della città!

Come genitore mi indigno, perché, a casa mia, risparmiamo prima sulle cose superflue (e ce ne sarebbero tante! Ora si riparla del ponte sullo stretto, per esempio, per il quale mi pare siano già stati buttati parecchi euro), poi sulle cose necessarie … e mai sul futuro dei nostri figli.

Con quali argomentazioni oltre a quelle, poco convincenti, che sono state già date, potete giustificare queste scelte e convincermi che queste s sono davvero un investimento per il futuro dei nostri figli?

 

Rimango in fiduciosa attesa di una risposta

                                      Elisabetta Marchiori