Oggetto: La scuola è primaria!
Siamo genitori di tre bambini, due dei quali frequentano la scuola primaria nella provincia di Lecco.
Con questa lettera vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per quel che sta succedendo alla scuola pubblica italiana.
Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti della scuola.
Nonostante le giustificazioni di tipo "pedagogico", ci è chiaro che la "riforma" in realtà non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro), ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica del nostro paese.
Come genitori sentiamo il dovere di rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che conosciamo e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere i nostri figli secondo un sistema che condividiamo e che ci piace. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non con il "maestro unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni.
Per questo continuiamo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro?
Come genitori siamo indignati perché siamo sì consapevoli della necessità di attuare politiche volte al risparmio, ma non si risparmia sulle generazioni future!
Siamo quindi fiduciosi che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola pubblica, o in caso contrario, La invitiamo a spiegarci e convincerci che queste scelte sono un investimento per il futuro dei nostri figli.
Rimaniamo in attesa di una risposta
Fam. Hocke De Rossi
Siamo genitori di tre bambini, due dei quali frequentano la scuola primaria nella provincia di Lecco.
Con questa lettera vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per quel che sta succedendo alla scuola pubblica italiana.
Mentre il dibattito pubblico sui temi della scuola sembra concentrarsi su questioni banali e secondarie, ben altri sono i cambiamenti che stanno passando, senza alcun confronto né con noi genitori, né con le altre componenti della scuola.
Nonostante le giustificazioni di tipo "pedagogico", ci è chiaro che la "riforma" in realtà non si preoccupa di METTERE (grembiulini, disciplina o quant'altro), ma semmai di TOGLIERE: i provvedimenti intrapresi in questi mesi tolgono tempo-scuola, insegnanti, laboratori, opportunità, scuole. Per quanto si voglia ancora sostenere il contrario, è sempre più evidente che c'è un disegno di impoverimento sia quantitativo sia qualitativo della scuola pubblica del nostro paese.
Come genitori sentiamo il dovere di rimanere in prima linea nel difendere la scuola primaria che conosciamo e che funziona, al passo con i tempi, capace di far crescere i nostri figli secondo un sistema che condividiamo e che ci piace. La scuola dove tempo pieno e tempo lungo non sono solo una risposta alle esigenze di tante famiglie, ma sono anche la scuola dei tempi distesi, del rispetto dei tempi di apprendimento di tutte le bambine e di tutti i bambini; dove il rapporto con "più insegnanti", e non con il "maestro unico", non è certo un problema ma una ricchezza, garanzia di una didattica competente e di una pluralità di relazioni e di crescita sociale dei nostri figli; dove le compresenze danno la possibilità alle scuole di adattare l'organizzazione agli specifici bisogni del territorio e favorire il successo scolastico di tutti gli alunni.
Per questo continuiamo a non capire il nesso "più tagli uguale maggiore qualità".
La scuola che andava bene 30 anni fa non regge alle sfide e alle complessità di oggi!
Quali saranno i costi sociali e culturali di questi provvedimenti nel futuro?
Come genitori siamo indignati perché siamo sì consapevoli della necessità di attuare politiche volte al risparmio, ma non si risparmia sulle generazioni future!
Siamo quindi fiduciosi che anche Lei vorrà battersi per la difesa della scuola pubblica, o in caso contrario, La invitiamo a spiegarci e convincerci che queste scelte sono un investimento per il futuro dei nostri figli.
Rimaniamo in attesa di una risposta
Fam. Hocke De Rossi